Dal 2016 Reverse segue un laboratorio di falegnameria, Reverse In, all’interno della Casa Circondariale di Montorio e questi quasi 10 anni ci hanno resi testimoni di cosa significhi per un detenuto trovare un impiego nel suo percorso di reclusione.
L’articolo 27 comm.3 della Costituzione Italiana ribadisce che la pena deve tendere alla rieducazione del condannato e in questa visione oltre ai supporti psicologici, la scuola e le attività culturali, il lavoro rappresenta uno strumento fondamentale. Garantire un’attività lavorativa durante il percorso detentivo non si esaurisce in una mera occupazione temporanea, ma è un percorso di crescita professionale e personale volto ad acquisire nuove competenze, imparare a lavorare in squadra, rimettersi in gioco, acquisire fiducia in se stessi e formarsi in settori specifici per gettare le basi per un futuro diverso.
Il lavoro in carcere rappresenta l’opportunità di avere maggiori chances di inserimento lavorativo una volta terminata la pena, ma soprattutto è uno strumento che riduce il tasso di recidiva una volta riacquisita la libertà. Il 14,4 % è il tasso di recidiva per chi all’interno del carcere ha seguito un progetto di lavoro o formazione, secondo la ricerca curata dall’Università di Verona per Fondazione Esodo del 2022, mentre la media italiana è del 68,7% per coloro che non hanno intrapreso tale percorso.
Questi valori ci indicano quanto il lavoro e i vari progetti in favore dei detenuti facciano bene all’intera comunità e nonostante siano complessi da gestire, richiedano risorse e coinvolgano numerosi attori abbiano un impatto trasformativo straordinario. Reverse In, il nostro progetto di economia carceraria, è ciò che rende sociale e ricco di valori il nostro fare impresa. Inizialmente nato come laboratorio temporaneo, tra il 2014 e il 2016 abbiamo lavorato con più di 40 detenuti, mentre a partire dal 2016, grazie al sostegno di Fondazione Esodo e Fondazione Cariverona, abbiamo strutturato un laboratorio permanente in cui abbiamo lavorato fianco a fianco con circa 30 detenuti tra tirocinanti e dipendenti. Attualmente nella falegnameria Reverse In sono operativi tre collaboratori e in questi quasi 10 anni di esperienza abbiamo accolto le storie di tutti con la cura che il lavoro artigianale insegna, costruendo un percorso di collaborazione, ascolto, dialogo e anche gran bei risultati. Per Reverse la sostenibilità è un approccio strategico che include oltre alla questione ambientale anche la componente sociale, mettendole in contatto.
Ad oggi la nostra falegnameria Reverse In, costituita da pochi macchinari e tanta artigianalità, è coinvolta nella realizzazione di allestimenti per molti clienti e ha attivamente partecipato alla produzione degli arredi per Veronafiere, Gruppo Calzedonia, Emergency, Diocesi di Verona per l’Arena di Pace, Altromercato, Cantina Valpolicella Negrar, Cantine Tinazzi, Maxima e molti altri. Quando la falegnameria Reverse In non è attiva sul fronte allestimenti per i nostri clienti è sempre operativa nella produzione della linea di oggetti per la casa Fatto in Carcere. Si tratta di una Capsule Collection interamente realizzata a mano con legno di recupero e con legno FSC, che rappresenta il risultato tangibile di ciò che i nostri collaboratori producono ogni giorno.
“Il lavoro anche se non ti arricchisce, ti protegge”. Abdelilah è stato prima nostro tirocinante e poi è diventato dipendente all’interno del Carcere di Verona.
È così che in maniera completamente spontanea, senza canovacci da seguire, ha sentito di descrivere il senso del suo lavoro in un video girato all’interno nel laboratorio di Revere IN. Sono parole che ci rendono sempre più certi che il nostro stesso lavoro non sarebbe lo stesso senza questo costante impegno sociale che ne potenzia il senso e la prospettiva e nostro compito è anche quello di diffondere questi valori ai nostri clienti, che scegliendoci si rendono alleati in questo virtuoso sistema di aumento del benessere e della coesione sociale.